Rileggere It di Stephen King a distanza di venticinque anni, è stato un po’ come tornare a casa. Quando mi presento e parlo delle mie letture, quelle che un professore del liceo difficilmente avrebbe suggerito ai propri alunni, mi riferisco proprio ai libri di King, il maestro indiscusso dell’horror.
In occasione dell’uscita nelle sale italiane della versione cinematografica di questo libro a opera di Andres Muschietti , ho voluto dedicare un piccolo omaggio a un autore che non solo mi ha accompagnato in un periodo particolarmente delicato della mia esistenza, ma che ha fatto di me la lettrice e il piccolo editore che sono oggi.
Vuoi sapere cosa penso di It? Vieni a leggere la recensione.
It è stato il secondo libro di Stephen King che mi passò fra le mani in età adolescenziale. Avevo conosciuto questo autore con l’antologia A volte ritornano e da quel momento è stato amore a prima vista.
Quando ero studentessa, non potevo permettermi di acquistare tutti i libri che volevo leggere, (le mie finanze non potevano sostenere il mio ritmo frenetico di lettura), per cui frequentavo assiduamente la biblioteca vicino a casa. Fu appunto tra quegli scaffali silenziosi che scovai il libro per la prima volta.
Anche a distanza di anni, It è una storia che non soffre il passare del tempo. Averlo riletto in età adulta non ha tolto nulla, al contrario, ha aggiunto sensazioni e riflessioni che l’età adolescenziale non mi permetteva di cogliere.
La trama di It di Stephen King
Derry, una piccola cittadina del Maine, è infestata da un’entità maligna e muta-forma, che sotto le mentite spoglie del clown Pennywise, uccide i bambini fra cui Georgie, il fratello minore di Bill Denbrough. Bill, insieme ad altri sei compagni, darà vita al gruppo dei Perdenti, impegnato su due fronti: da una parte dovrà sfuggire alle angherie del bullo Henry Bowers e della sua ghenga; dall’altra, dovrà fronteggiare It, l’entità funesta che, come un cancro, ammorba la città di Derry da tempo immemore. I ragazzi metteranno in campo tutto il loro coraggio, ma It è davvero molto forte e i Perdenti saranno richiamati allo scontro anche da adulti.
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L’orrore del quotidiano
Ciò che mi ha sempre colpito di questo autore, sin dalle prime pagine, è stata la sua capacità di offrire al lettore un horror che non aveva bisogno di atmosfere costruite. King non necessita di ricorrere a case abbandonate, fantasmi o chissà quale artificio per incutere terrore, bensì miscela con estrema abilità elementi del quotidiano: un clown dentro un tombino, voci che emergono dallo scarico del lavandino, una testa umana che rotola fuori dal frigorifero.
E potrei continuare all’infinito. E questo quotidiano orrore, ai miei occhi risulta molto più efficace della casa abbandonata nel bosco, perché quello di King è un orrore vicino a te, che tu conosci e dal quale spesso non puoi sottrarti. Perché, se da una parte puoi decidere di non inoltrarti nel bosco ed evitare di entrare nella casa abbandonata, con Stehen King non puoi sottrarti alle voci dei morti che emergono dal lavandino del tuo bagno.
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Il clown di Stephen King
Saprai certamente che It, l’entità malefica che infesta la città di Derry, assume la forma di un clown. La scelta di questa figura non è ovviamente casuale, e rientra secondo me nel discorso dell’orrore quotidiano di cui parlavo sopra.
Se la scelta fosse caduta su uno zombie, o una mummia, o un vampiro, l’impatto sarebbe stato molto diverso. Perché da queste figure si può in qualche modo prendere le distanze con una certa razionalità.
Il clown invece è reale, esiste ed è carico di simbolismi. King non si è limitato a stravolgere la figura del clown che diverte i bambini, ma ne ha portato a galla tutte le ombre: dalla coulrofobia, la paura dei clown, al ricordo funesto di John Wayne Gacy, killer seriale che negli anni 70 rapì, torturò e uccise 33 vittime accertate, e che era solito travestirsi da Pogo il Clown per apparire alle feste dei più piccoli.
Come puoi notare rimaniamo ancorati al reale.
A ciascuno la sua paura
Una delle lezioni più preziose che ti offre il libro è proprio questa: la paura non è uguale per tutti e rimanda al vissuto di ciascuno. Per questo It è un muta-forma: assume le sembianze delle nostre peggiori paure.
A ognuno la sua, Perdenti inclusi: per Ben si tratta della mummia egiziana, per Richie del licantropo, per Mike gli uccelli, per Eddie un lebbroso, per Bill, il fratello assassinato che prende vita in una foto.
Io amo definire il libro di It come “il libro della paura”, non solo per le sensazioni spaventevoli che suscita, ma anche perché a un lettore attento e appassionato, King offre anche la chiave per fronteggiare le paure e sconfiggerle.
Non solo horror
È assodato: It non è solo un libro horror, ma è molto di più. Oserei dire che It non è nemmeno “un” romanzo, ma è più romanzi legati con maestria dalla penna dell’autore.
Questo, perché ogni storia narrata all’interno del libro, unitamente all’approfondimento psicologico dei personaggi e alla trama, regala quell’appagamento che solo un romanzo completo e scritto bene è in grado di offrirti.
Insieme alla paura come solo King la può raccontare, si dipanano temi che di certo non invecchiano: il bullismo, il razzismo, le violenze famigliari e domestiche. Tutti argomenti che l’autore fotografa con genuino realismo e che filtrano attraverso gli occhi di giovani adolescenti.
L’amicizia, la lealtà e il coraggio fanno da contraltare a It e a tutto quello che l’entità rappresenta.
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Perché leggere It di Stephen King
Consiglio questo libro non perché molti, oggi, lo considerino un classico, anche se mi rendo conto che l’eterna giovinezza di questa storia la renda tale a tutti gli effetti.
Lo consiglio a uno scrittore per ammirarne la grande tecnica narrativa. Sono due i piani temporali narrativi di questo romanzo e King li incrocia, incastrandoli in maniera perfetta, senza generare confusione o incertezze.
Lo consiglio a chi ama ovviamente il genere horror, a chi predilige i romanzi corali, a chi vuole commuoversi e a chi crede nell’amicizia. Lo consiglio a un genitore, perché attraverso i Perdenti può aprire una finestra sui pensieri di un bambino e adolescente e magari capire qualcosa in più dei propri figli. Lo consiglio a chi cerca emozioni dalle tinte scure, ma ama comunque la vita.
Non leggetelo però perché in questi giorni magari ” fa figo”. It, come tutti i libri, non rivela nulla se il lettore non è disposto ad ascoltare.
Vuoi saperne di più di It direttamente dalla bocca dell’autore? Guarda l’intervista a Stephen King
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Cosa non mi è piaciuto
Eh sì, se sei arrivato fin qui nella lettura di questa recensione, potresti rimanere stupito dal fatto che c’è effettivamente qualcosa che non mi ha convinto.
Non voglio entrare nei particolari, perché non voglio “spoilerare” né tanto meno dissuadere dalla lettura, però riguardo all’origine a all’identità di It, trovo che l’autore sia un po’ uscito dalle righe, infilandosi un un vespaio a tratti incomprensibile e un po’ stonato alle mie orecchie.
Ma questo non toglie nulla all’impatto che la storia ha avuto su di me, peraltro in ben due momenti di lettura così diversi.
Vorrei terminare questa recensione, linkandone una che è il frutto di una penna senz’altro molto più prestigiosa della mia, quella di Nicola Lagioia , di cui riporto la chiusura:
“Non commettete l’errore di sottovalutare Stephen King“.
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Ora tocca a te! Hai letto questo libro? Andrai a vedere il film? La tua opinione per me conta molto. Se la recensione ti è piaciuta, aiutane la diffusione condividendola sulle tue pagine social. A tra poco, con un nuovo post su alcune curiosità che riguardano questo grande autore.
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