Ed è proprio con la recensione di Canto di Natale di Charles Dickens che Francesca e tutto lo staff di Follie Letterarie ti augura un Buon Natale.
Vieni a leggere la recensione di un classico natalizio che, ancora a distanza di anni, riesce a offrire tanti spunti di riflessione.
FRANCESCA RECENSISCE CANTO DI NATALE DI DICKENS
Finalmente il Natale è arrivato! Pensavi davvero che non avrei recensito il classico natalizio per eccellenza, vero? Come non parlare de “Canto di Natale” di Charles Dickens?
Era assolutamente impossibile.
Ho letto questo romanzo in due diversi momenti della mia vita, da bambina e da adulta. Quando ero piccola però non ero riuscita a cogliere il vero significato e la bellezza che sono racchiusi in questo racconto.
Fortunatamente, ho deciso di rileggere questo classico del Natale in età adulta, quando ero finalmente in grado di cogliere le sfumature più sottili e le critiche raccolte nel testo.
Non ti nascondo che durante la lettura ho avuto più di un’occasione per commuovermi.
IL PADRE, CHARLES DICKENS
Charles Dickens è stato un uomo che ha dedicato la sua vita alla scrittura e che ha lasciato un’enorme impronta nella nostra cultura grazie ai suoi romanzi sociali. Lo scrittore britannico infatti non è solo il padre de “A Christmas Carol” , perché dalla sua penna sono uscite anche opere meravigliose come “Oliver Twist”, “David Copperfield”, “Grandi Speranze” e “Tempi difficili”.
L’autore con arguzia, criticità e a volte brutalità, dà vita nelle sue opere a un quadro che racconta una società del suo tempo carente e povera, e non certo in termini di ricchezze materiali. Così imparerai dal signor Scrooge che non c’è niente di peggio di un uomo ricco, ma povero d’animo.
LA TRAMA DE “CANTO DI NATALE”
Nella fredda Londra del 1843 vive il Ebenezer Scrooge, un vecchio e ricco banchiere decisamente poco amato e apprezzato dalla comunità. Il signor Scrooge infatti è tutto fuorché una persona amabile; è avaro, avido ed egoista. Un uomo che non esita a dispensare cattiverie o rimproveri verso chiunque, non ultimo il suo povero operaio Bob Cratchit, che sottopaga e costringe a turni improponibili.
E tra le cose che Scrooge proprio non sopporta c’è lui, il Natale. Uno spreco di tempo e soprattutto di denaro, un’inutile festività che Dio ha concesso all’uomo.
Che diritto hai di essere felice? Che ragione hai di essere felice? Povero come sei
Sempre più infastidito dall’atmosfera natalizia che lo circonda, nonché dalla profusione di auguri che le persone si scambiano fra loro, il signor Scrooge ignora l’invito per la cena di Natale da parte di suo nipote Fred, il suo unico parente, e si appresta a tornare a casa per prepararsi all’inutile giornata che lo aspetta.
Una volta giunto nel viale di casa gli capita un fatto assai curioso; nel batacchio dell’ingresso scorge il volto di Jacob Marley, il suo defunto socio in affari, anch’egli gran taccagno egoista.
Stupidaggini
LA VISITA DEL FANTASMA DI JACOB MARLEY
Ma la serata ha in serbo per Ebenezer “stupidaggini” ben più sgradevoli; a tarda notte sarà proprio Marley, o meglio il suo fantasma, a fargli visita. L’ex socio, infatti, non sembra passarsela molto bene nell’oltretomba; l’uomo infatti è cinto alla vita da una lunga, pesante e rigida catena, composta da scrigni, chiavi, lucchetti, registri contabili, atti di vendita e pesanti portamonete di filo d’acciaio.
Il fantasma racconta della sua sciagurata condizione: il suo vagare nel limbo della morte con quella catena è il prezzo da pagare per una vita condotta all’insegna dell’egoismo e dell’avidità.
Scrooge in un primo momento si dimostra spavaldo ma impallidisce quando Marley pronuncia il suo avvertimento: la sua catena sarà ben più lunga e pesante se continua a condurre in quel modo la sua esistenza.
Ma forse non tutto è perduto; così l’anima che fu Jacob Marley gli annuncia di non essere l’unica entità che farà visita a Ebenezer: tre saranno gli spiriti che andranno a trovare il vecchio banchiere, il Fantasma del Natale passato, il Fantasma del Natale presente e infine il Fantasma del Natale futuro.
Ma ciò che questi spiriti mostreranno a Scrooge sarà sufficiente a redimere la sua anima intaccata dal peccato?
CHARLES DICKENS; UN UOMO, UNO STILE
Di certo non posso dire che lo stile di Dickens non sia particolare. L’autore alterna semplicità e complessità in maniera magistrale, passando in pochi istanti da un registro medio a uno più complesso.
Le descrizioni sono accurate e ti permettono di immaginare perfettamente la scena, il personaggio o il luogo descritto. Alcuni passaggi, quelli più complessi da cui bisogna estrapolare la morale del romanzo, li ho letti più volte e con particolare attenzione, per comprenderne al meglio il significato.
CANTO DI NATALE: UN NUMERO ESORBITANTE DI OPERE
Negli anni, Canto di Natale è stato protagonista e ispiratore di un numero incalcolabile di opere: riadattamenti, opere teatrali, film, serie tv, cartoni animati e, soprattutto, romanzi. Basta pensare che il primo cortometraggio muto basato sull’opera, “Scrooge, or, Marley’s Ghost”, risale addirittura al 1901!
L’ultimo invece è del 2017, “Dickens- L’uomo che inventò il Natale” diretto da Bharat Nalluri e ispirato dal romanzo di Les Standiford, un’opera ovviamente richiama “Canto di Natale”.
Il romanzo di Dickens continua dunque a ispirare nuovi progetti, nonostante sia stato scritto più di 100 anni fa. L’impronta lasciata nel panorama culturale è infatti innegabile; la sua morale rimane più che mai attuale e viene da sempre ampiamente apprezzata.
CANTO DI NATALE; UNA CRITICA ATTUALE E UNO SPUNTO DI RIFLESSIONE
Sebbene il romanzo di Charles Dickens sia un romanzo scritto nel 1843, la critica che l’autore rivolge alla società del suo tempo, oltre a essere il cuore del romanzo, si rivela oltremodo attuale. Scrooge è l’incarnazione di una società malata, avida, egoista e avara, dove i valori di altruismo e generosità sono stati messi in secondo piano.
Perduti molti sani principi, altro non resta da fare se non un passo indietro e mettere la propria anima sulla bilancia. Siamo sicuri di esserci sempre comportati da persone buone e oneste? In caso contrario quale momento migliore, se non il Santo Natale, per riscoprire i valori di umiltà, bontà e gentilezza?
“Canto di Natale”, per quanto questo mio pensiero possa sembrare scontato, ti induce a fermarti e riflettere. La società ha perso veramente i suoi valori? In parte forse sì. Come disse il grande drammaturgo William Shakespeare :
Si soffre molto per il poco che ci manca e gustiamo poco il molto che abbiamo
Troppo spesso i nostri pensieri sono rivolti a ciò che vorremmo, senza tuttavia apprezzare quello che già abbiamo. Ma ciò che per noi è cosa insoddisfacente, come tutta quella profusione di ricchezza materiale che agli occhi di Ebenezer pare non essere mai sufficiente, per altri è un grandissimo tesoro, molto più di quanto potrebbero mai sognare.
RICCHEZZA DELLO SPIRITO
E non siamo forse egoisti nel non condividere, ma soprattutto, nel non apprezzare ciò che fortunatamente abbiamo? A volte però basta fermarsi, fare un passo indietro e osservare, proprio come il Signor Scrooge, per capire che anche l’uomo più ricco non lo sarà mai realmente se il suo animo è povero.
“Canto di Natale” è un romanzo di rinascita, dove un vecchio avido ed egoista, illuminato dal suo stesso passato, presente e futuro, riscopre come dare un vero significato alla propria esistenza.
E a quel punto, che paura può fare la morte all’uomo che in vita è stato buono e generoso?
O fredda, fredda, rigida, temibile morte, allestisci qui il tuo altare, e addobbalo con tutti i terrori di cui disponi: perché questo è il tuo reame! Ma all’amato, riverito e onorato capo non potrai torcere un capello per i tuoi paurosi scopi, o rendere odioso uno solo dei suoi tratti. Non conta che la mano sia pesante e cadrà quando la si lasci; non che il cuore e il pulsare del sangue siano immobili; ma che la mano fosse aperta, generosa e sincera; il cuore saldo, caloroso e tenero; e il pulsare quello di un uomo. Colpisci, ombra, colpisci! E vedrai le sue buone azione sgorgare dalla ferita, per disseminare il mondo di vita immortale!
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