di Roxie Rivera
Traduzione: Eleonora Morrea
Editing: Angela White
Cover by: Cora Graphics
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ATTENZIONE: IL RACCONTO CONTIENE SPOILER
Dimitri si agitò nervosamente sulla sedia, attirando lo sguardo divertito di Benny. Lui le rivolse un sorriso di scuse e si impose di non scuotere le gambe.
Appiattì i palmi sudati delle mani sui jeans e fece correre lo sguardo sulla sala d’attesa. In quell’ambiente ricco di estrogeni, si sentiva decisamente in minoranza: la maggior parte dei presenti erano donne in gravidanza. Alcune avevano appena iniziato a mostrare un lieve accenno del loro stato.
Dimitri colse lo sguardo di un altro futuro padre, a disagio come lui nella sala d’aspetto dell’ambulatorio scelto da Benny per farsi seguire durante la gravidanza.
Quando si mosse nuovamente, la sedia in resina sintetica squittì sotto il suo peso. Fece una smorfia al pensiero di quella seduta di lusso e si chiese perché un posto del genere non offrisse una sedia semplice, come quelle acquistate per il suo nuovo ufficio: forte, robusta e salda.
E decisamente scomoda per una donna in attesa.
Considerò le pance di fronte a lui: sicuramente queste ampie sedute comode erano state progettate pensando a loro.
Sfortunatamente, a lui fu impossibile trovare una posizione confortevole, vista la sua altezza ben al di sopra della media.
Che Dio aiutasse Ivan, nel caso si fosse ritrovato in un posto simile al fianco di Erin. Sarebbe stato costretto a portarsi una sedia personale o appoggiarsi al muro.
Uno strillo gioioso dall’angolo più lontano strappò un sorriso a Dimitri, che si inclinò allo schienale per osservare l’area gioco destinata ai bambini. Vide un padre che strisciava per terra accanto al figlio piccolo, mentre la moglie sedeva lì vicino e leggeva una rivista accarezzandosi il pancione.
Appariva così calma e tranquilla, proprio come la sua Benny.
Dimitri riportò lo sguardo su di lei, impegnata a compilare il questionario ricevuto all’accettazione. Invidiava l’atteggiamento rilassato di Benny.
All’inizio era stata proprio lei a cedere al panico di fronte a quella gravidanza inaspettata.
La vista del test positivo, la sera della loro festa di fidanzamento, l’aveva agitata non poco mentre elencava tutte le ragioni che facevano di loro due una coppia impreparata all’arrivo di un figlio. Poi con un bacio e delle dolci parole, Dimitri l’aveva rassicurata sul fatto che erano entrambi pronti ad accogliere un bambino
Cinque anni di amicizia e poi l’amore appassionato che li univa, costituivano ottime fondamenta per costruire una famiglia.
Con il tempo, tutto sarebbe andato a posto. Dopo essere sopravvissuti a un attacco contro la loro vita e all’incendio nella pasticceria di Benny, non c’era nulla che non avrebbero potuto affrontare insieme.
Inoltre Dimitri era convinto che Benny sarebbe stata una madre fantastica. Era altruista, premurosa e incredibilmente amorevole.
Lui ripensò a come era rimasta vicina a suo fratello anche nei momenti peggiori. Se era stata in grado di gestire Johnny, sicuramente era pronta ad affrontare tutto ciò che una maternità avrebbe comportato.
Solo ora, mentre era seduto in una sala d’attesa, con Benny impegnata a riempire questionari medici, Dimitri si rese conto che tra pochi mesi sarebbe diventato padre. Non ci sarebbe stata più solo Benny a cui rivolgere le sue attenzioni. No, ora anche quella nuova, piccola creatura – il loro bambino – avrebbe avuto bisogno di lui.
L’idea di rendersi cura di quella preziosa vita lo riempiva di felicità, ma al contempo gli faceva tremare le gambe per la paura. Aveva promesso a Benny che sarebbe stato un buon padre per il loro bambino, ma lui non sapeva un fico secco di come fare.
Mentalmente passò al vaglio gli uomini che avrebbero potuto fargli da modello, incontrati in orfanotrofio e più tardi nell’esercito. Nessuno di questi lo ispirava. Con discrezione,Dimitri si mosse sulla sedia per recuperare il telefono dalla tasca posteriore. Aprì la APP della sua libreria on line preferita, e iniziò a cercare libri sulla paternità.
Provava molto imbarazzo a dover trovare risposte nei libri su un tema così personale e delicato, tanto che tenne lo schermo del cellulare inclinato mentre gettava uno sguardo furtivo intorno a sé.
Benny era ancora concentrata sulle scartoffie, mentre i presenti vicino a lui erano impegnati con le loro riviste o con i cellulari. Scorse le recensioni dei vari libri e mise nel carrello quelli che gli parvero più adatti alle sue esigenze. Dopo averli acquistati con un semplice tocco sullo schermo, Dimitri ripose il telefono in tasca.
Quei quattro libri lo avrebbero sicuramente tenuto occupato per le prossime settimane.
― Stai sprecando i tuoi soldi. ― Le parole pronunciate da Benny irruppero nei suoi pensieri turbati. La guardò e colse quel sorriso malizioso che tanto amava.
Ovviamente non era stato molto bravo prima col telefonino. Quando lei gli afferrò la mano in una stretta rassicurante, si ricordò di quanto fosse stato incredibilmente fortunato che lei avesse accettato di sposarlo.
Il supporto e l’amore incondizionato di quella donna, significavano tutto per lui.
Si sentì arrossire per l’imbarazzo. ― Non mi può far certo male reperire ulteriori informazioni.
― Tu non hai bisogno di quei libri, Dimitri. Hai un ottimo istinto. Sarai bravissimo.
L’incrollabile fiducia di Benny rafforzò la sua stima.
Dimitri abbassò il capo fino a far toccare i loro nasi, prima di sussurrare: ― Ti ho detto quanto ti amo?
Il rossore che le imporporò le guance, tradì il ricordo dell’interludio amoroso di quel mattino.
― Penso che tu possa aver già detto qualcosa al riguardo, ma ero un po’ impegnata in quel momento. Non credo di aver colto esattamente quanto mi ami.
Dimitri reclamò la sua bocca con un casto bacio.
― Provvederò al nostro rientro a casa.
― Miss Bukahrt?
Lo sguardo di Dimitri corse all’infermiera che sorvegliava la zona degli esami. Tra poche settimane Benny non sarebbe più stata la signorina Burkhart, e alla fine avrebbero condiviso anche il cognome.
Quando Benny si alzò in piedi, Dimitri si preoccupò di prenderle la borsa e la bottiglietta d’acqua, perché le sue mani erano già impegnate con i documenti. Lei gli sorrise con un bagliore divertito negli occhi, ma non fece nulla per ostacolare le sue premure.
Da quando aveva scoperto di essere incinta, aveva imparato ad accettare senza discutere i suoi gesti iperprotettivi. Con tutto il lavoro che Benny aveva dovuto affrontare, era determinato a coccolarla il più possibile quando erano insieme. Le appoggiò una mano sulla schiena per guidarla verso l’infermiera in sgargiante camice rosa e insieme la seguirono nella zona del triage.
Come l’atrio, anche questa parte dello studio era ben decorata e offriva un ambiente caldo e accogliente. Mentre Benny chiacchierava con l’infermiera, Dimitri esaminò i manifesti che promuovevano l’allattamento al seno e la sicurezza dei seggiolini per auto. Si rese conto di non sapere nulla al riguardo. La lista delle cose da studiare prima dell’arrivo del bambino si stava allungando senza sosta.
A Benny, nel frattempo, misurarono la pressione e presero nota del peso, dopodiché furono condotti in un’ampia stanza.
Dimitri rimase meravigliato dal calore intimo dell’ambulatorio, in confronto allo studio del suo medico. Le piante nel vaso e il separé per spogliarsi davano un bel tocco alla stanza. Le immagini di una spiaggia sul soffitto all’inizio lo disorientarono.
Poi realizzò che alle pazienti poteva tornare utile concentrare l’attenzione su cose piacevoli, mentre il medico era impegnato sulle loro parti intime. Presero posto e l’infermiera gettò uno sguardo alle carte di Benny, prima di rivolgerle domande più dettagliate sulla sua storia clinica.
Quando finì con lei, la donna concentrò la sua attenzione su Dimitri attraverso domande mirate. All’inizio rispondere per lui fu abbastanza facile, poi quando la donna si inoltrò nella sua anamnesi famigliare, Dimitri si rese conto di essere in svantaggio.
― Non conosco le storie mediche dei miei genitori. ― Quella vecchia sensazione di abbandono si insinuò nel petto.
Solo il calore della piccola mano di Benny che stringeva la sua, gli impedì di assumere quell’atteggiamento difensivo a cui ricorreva quando era costretto a parlare della sua infanzia.
― Mio padre era nell’esercito, quindi suppongo che fosse relativamente in buona salute, ma è morto alcolizzato. Mia madre era molto giovane quando morì. Aveva solo ventitré anni ― aggiunse, pensando tra sé che Benny era molto vicina a quell’età.
― Conosce la causa della sua morte?
― Ha avuto complicazioni dovute alle tubercolosi, credo ― rispose incerto. ― Purtroppo posso solo mettere insieme dei vaghi ricordi. Può essere stato anche qualcos’altro.
― Va bene. ― L’infermiera non si scompose. ― La sua situazione non è poi così strana. ― Si alzò il tempo sufficiente per prendere alcuni opuscoli da uno scaffale sulla parete. ― Potrebbe prendere in considerazione l’idea di fare alcuni test genetici per stare più tranquillo.
Un brutto presentimento si impadronì di lui. Quali cose orribili potevano annidarsi nel DNA? Lanciò un’occhiata al ventre di Benny. E se avesse passato al bambino una terribile malattia genetica?
― E il bambino? Possiamo sottoporlo al test subito?
Benny gli rivolse un’occhiata strana. La sua mano si spostò sul ventre con fare protettivo. ― Anche se il bambino non fosse perfetto…
― No, ― intervenne Dimitri rapidamente e con gentilezza, prima che lei si facesse un’idea sbagliata. ― Non è ciò che intendevo. ― La tensione abbandonò il viso della donna.
― Pensavo che potrebbe tornarci utile ottenere maggiori informazioni nel caso avessimo bisogno di specialisti.
― Oh ― Benny parve pensarci su. ― Ma solo se i test non sono invasivi e pericolosi per il bambino.
Mentre l’infermiera le illustrava le possibili analisi da fare nel primo trimestre, Dimitri tentò di non cedere al panico che sentiva crescergli nel petto. Non aveva la minima idea del tipo di sostanze chimiche o tossine alle quali poteva essere stato esposto durante il servizio militare.
Ai tempi del disastro di Chernobyl era un giovane ragazzo, e sicuramente era stato esposto alle radiazioni molto di più rispetto alla maggior parte dei ragazzi americani della sua età. All’improvviso si sentì terribilmente irresponsabile. Perché non si era sottoposto a qualche test genetico, prima di concepire un bambino con Benny?
― Io esco per qualche minuto mentre tu ti cambi, al mio ritorno sarò in compagnia del dottor Acevedo ― disse l’infermiera mentre raccoglieva i documenti e si dirigeva verso la porta. Dimitri si rese conto di essersi perso tutta la conversazione fra Benny e l’infermiera. Quando furono soli, Benny si girò sulla sedia e gli prese il volto fra le mani.
― Smettila di preoccuparti, Dimitri.― Lui respirò profondamente e poi appoggiò la fronte contro quella di Benny.
― Ti prego, non pensare che amerei di meno il nostro bambino se qualcosa andasse storto.
― Non credo, so che ami essere preparato.― Gli baciò la guancia prima di alzarsi dalla sedia. ― E comunque penso che tu stia tormentando per nulla.
― Spero che tu abbia ragione. ― Dimitri pregò che fosse vero.
Benny afferrò il camice e scivolò dietro il paravento.
Quando ne uscì pochi minuti dopo, Dimitri dovette nascondere un sorriso. Quella taglia unica decisamente non era stata concepita per qualcuno di così bassa statura. ― Tesoro, penso tu l’abbia messa al contrario.
Lei scosse la testa. ― No, questi camici sono fatti per aprirsi sul davanti, così il dottore può procedere anche all’esame del seno.
― Oh. ― Apparentemente questo era un altro di quei misteri del mondo femminile. ― Hai bisogno di aiuto?
― C’è lo scalino.
Anche così, Dimitri attraversò la distanza che li separava per aiutarla a sistemarsi sul lettino. Benny roteò gli occhi al cielo, ma ridacchiò quando lui si approfittò dell’apertura del camice.
― Dimitri!
― Cosa c’è?― Le accarezzò il seno nudo mentre lei lo fissava.
― Sei tu quella che mi sta provocando.
― Come no! ― rispose lei con una risatina, mentre gli schiaffeggiava scherzosamente la mano. ― Comportati bene. Dovremo tornare in questo studio almeno cinquanta volte prima del parto. Preferirei non trascinarmi dietro la reputazione della coppia viziosa che si eccita nell’ambulatorio medico.
― Non lo so. ― Le sfiorò la bocca con la sua. ― Potrebbe rendere queste visite molti più interessanti.
― Dimitri…
Prima che potesse terminare, qualcuno bussò alla porta. Un secondo più tardi, l’infermiera infilò la testa nella stanza. ― Siete pronti?
Lui si fece da parte e lanciò un’occhiata all’infermiera. ― Sì.
La dottoressa Acevedo, una donna alta e in forma, dai capelli scuri raccolti in un pratico chignon, la seguiva trascinando con sé l’ecografo a ultrasuoni portatile.
Dopo un rapido scambio di presentazioni, accompagnate da strette di mano, la dottoressa si mise al lavoro. Dimitri si assicurò di non stare in mezzo ai piedi, mentre la dottoressa e Benny chiacchieravano dei sintomi della gravidanza. Benny aveva sofferto di forti nausee mattutine, ma piccoli pasti frequenti, accompagnati da ginger ale, sembravano essere un ottimo rimedio.
Dimitri si era sempre sentito attanagliato dal senso di colpa ogni volta che Benny correva in bagno. Dopotutto, si sentiva responsabile della sua condizione.
― Dovresti trovare un po’ di sollievo alla fine del terzo trimestre ― stava spiegando la dottoressa mentre palpava il seno di Benny. ― Il dolore al seno e la nausea dovrebbero sparire. Hai perso meno di due chili dall’inizio della gravidanza, quindi non c’è molto da preoccuparsi. Le tue nausee rientrano nella normalità.
Se questo era normale, Dimitri non voleva nemmeno pensare a quelle povere donne che soffrivano di nausee mattutine fuori dalla norma.
― Be’, Dimitri mi somministrava piccole quantità di liquidi e degli spuntini ogni paio di ore ― raccontò Benny.
La dottoressa annuì e gli rivolse un sorriso. ― È esattamente ciò che avrei prescritto io per alleviare i sintomi. In realtà scoprirai che con il progredire della gravidanza, dovrai mangiare sempre più frequentemente e a piccole dosi, altrimenti potresti soffrire di bruciori di stomaco. Ciò ti sarà utile anche per tenere controllata la glicemia.
Dimitri prese appunti mentali mentre le due donne continuavano a parlare. Decise che più tardi si sarebbe fatto venire qualche idea per dei pasti leggeri e degli snack che andassero bene per Benny.
Con la nuova azienda che stava per partire, non avrebbe avuto molto tempo da trascorrere con Benny, non quanto avrebbe voluto. L’idea di lasciare dei pasti preparati con le sue mani, lo avrebbe fatto sentire tranquillo, prima di andare via la mattina presto.
― Mi dispiace che tu abbia dovuto aspettare qualche settimana per la prima visita. So che l’attesa deve essere stata snervante. ― La dottoressa consultò nuovamente le carte. ― In base al tuo ultimo periodo mestruale, risulti incinta di undici settimane. ― Sorrise loro e avvicinò l’ecografo. ― Vediamo adesso come sta questo piccolo fagiolino.
Benny gli fece cenno di avvicinarsi, ma Dimitri continuava a sentirsi in imbarazzo mentre l’infermiera appoggiava un lenzuolo sulle ginocchia di Benny.
Una volta che lei ebbe appoggiato i piedi nelle staffe, la dottoressa si lasciò cadere sullo sgabello a rotelle e prese in mano la sonda ecografica.
Ora Dimitri cominciava a sentirsi davvero strano. L’intera esperienza si stava rivelando come qualcosa di totalmente inaspettato.
Come se gli avesse letto nel pensiero, la dottoressa gli spiegò: ― Procediamo con una ecografia interna perché è più idonea all’inizio della gravidanza, permette di valutare meglio lo stato del feto. Alla prossima visita, l’esame verrà effettuato con la sonda trans-addominale.
Benny si dimenò a disagio.
Dimitri era sul punto di invitare il medico a essere più delicato, ma poi l’infermiera fece ruotare lo schermo collegato alla sonda e la sua capacità di parlare lo abbandonò.
All’inizio non fu sicuro di ciò che stava guardando.
― Ecco un’ovaia ― spiegò il medico, poi toccò lo schermo. ― E proprio qui sopra… bingo!
Per un tempo lunghissimo, Dimitri fissò semplicemente l’immagine sgranata sul monitor. Non si era aspettato quello.
Corse a stringere la mano di Benny mentre il medico procedeva alle misurazioni del loro bambino e assicurava che stava andando tutto bene. Poi, mentre studiava lo schermo e salvava delle immagini, illustrò i cambiamenti a cui sarebbe andato incontro il feto.
Stupefatto alla vista del loro piccolo che si agitava, Dimitri scivolò in uno stato confuso. La dottoressa terminò l’esame e concordò con Benny la programmazione delle visite future, specificando quando sarebbe stato possibile conoscere il sesso del nascituro.
Dimitri era meravigliato della quantità di cose che suo figlio era già in grado di fare all’interno del corpo della mamma. In qualche modo, invidiava a Benny il legame che condivideva con il bambino.
Lui avrebbe dovuto aspettare la nascita per provare quell’intimità che Benny già sperimentava quando si sfiorava il ventre e parlava con dolcezza alla vita che stava crescendo dentro di lei.
Alla fine riuscì a concentrarsi abbastanza a lungo per salutare la dottoressa, l’infermiera, e aiutare Benny a scendere dal lettino.
Stringendo la striscia di foto, tracciò con le dita l’immagine sgranata di suo figlio. Il bambino avrebbe avuto i capelli scuri di sua madre o più chiari, come i suoi? Occhi azzurri o castani? Sarebbe stato piccolo di statura o un gigante?
All’improvviso, sei mesi gli sembrarono un’eternità. Avrebbe voluto sapere tutto adesso.
― È stato fuori di testa, vero? ― gli chiese Benny, la voce velata da un leggero stupore mentre riappariva dal separé. Gli si avvicinò e poi si rannicchiò al suo fianco quando Dimitri fece scivolare le braccia intorno sue spalle. Insieme guardarono la foto del loro bambino.
― Non mi aspettavo che si potesse muovere così tanto.
― Nemmeno io ― ammise lui. ― Onestamente, non pensavo che sarebbe sembrato così…
― Così bambino? ― suggerì lei con una risata. ― Le mani e le gambe da ballerino sono state un piacevole diversivo.
Lui ridacchiò sommessamente. ― Temo rimarrai sveglia a lungo la notte, una volta che sarà cresciuto abbastanza da farti sentire come si muove lì dentro.
Guardando Dimitri con gli occhi accesi dall’emozione, lei rispose: ― Ne vale la pena.
Dimitri deglutì a fatica l’emozione che gli si era bloccata in gola. ― Vorrei poter trovare un modo per farti capire quanto io sia felice adesso.― Si abbassò per catturare la sua bocca in un dolcissimo bacio. ― Ti amo, Benny.
Lei si strofinò il petto e si alzò in punta di piedi per baciarlo di nuovo. ― Ti amo.
Mano nella mano lasciarono l’ambulatorio e si fermarono alla reception per pianificare i prossimi tre appuntamenti, nonché le analisi da fare. Lasciarono l’edificio e attraversarono la strada fino a giungere al parcheggio.
― Pranzo? ― propose Dimitri mentre la aiutava a salire sul sedile del furgone. Sebbene avesse montato delle pedane, temeva sempre che lei potesse perdere l’equilibrio. Sapeva di essere estremamente protettivo, ma non riusciva a trattenersi.
― Sicuro.
Chiuse la portiera, girò intorno al veicolo e scivolò al posto di guida. Mentre accendeva il motore, chiese: ― Hai voglia di qualcosa di particolare?
Il sorriso impertinente di Benny gli fece incurvare gli angoli della bocca. ― Si tratta di qualcosa che non possono servire al ristorante.
Il calore gli attraversò lo stomaco fino a raggiungere l’inguine.
― Capisco.
― Propongo uno dei nostri ristoranti da asporto preferiti.
― E mangiare a casa?― Dimitri interpretò il suo pensiero.
― Se vuoi ― rispose lei con una piccola scrollata di spalle, fingendo disinteresse.
― Come se avessi bisogno di chiedere. ― Dimitri rise e uscì dal parcheggio. Lei ridacchiò e cercò di nuovo le immagini dell’ecografia. ― Dovremmo cominciare a pensare a un po’ di nomi.
― Forse sì ― concordò lui.
― So che ad alcune persone piace chiamare i figli con i nomi dei nonni, ma io preferirei di no.
― Per ma va bene. ― Dimitri prese in considerazione alcuni nomi mentre erano fermi a un semaforo rosso. ― Che ne pensi di Zoya? O Sofia? Lilya?
― Mi piacciono. Faremo una lista dei preferiti. Ma sono tutti nomi femminili.
― È una perdita di tempo pensare a quelli maschili.
― E perché?
― Perché avremo una bambina, ovviamente.
― Ah davvero? ― Le sopracciglia di Benny si arcuarono a segnalare il suo scetticismo. ― E tu come lo sai? ―Lei sbuffò divertita e guardò di nuovo le foto. ― Il bambino è grande come il tuo pollice. Non puoi essere certo di cosa sia.
― Lo so.
― Come?
― Un padre conosce bene queste cose.
FINE
Il racconto è protetto da copyright ed è stato tradotto e pubblicato con l’espressa autorizzazione di Roxie Rivera. Ogni riproduzione è riservata. Per informazioni, contattare la casa editrice Follie Letterarie.