Traduzione: Daniela Cappelli- Eleonora Morrea
Editing: Jessica Venturi
— Ehi, Angie. — Ian fece alcuni passi verso la recinzione e gioì quando la vide fare lo stesso. — Sei molto carina stasera. Vai da qualche parte? — Aveva intuito dalla conversazione che i suoi programmi erano stati annullati, ma era curioso di conoscere i dettagli.
Lei alzò le spalle, anche se non sembrava eccessivamente delusa da quel cambio di programma. — Avevo un appuntamento, ma lui ha annullato all’ultimo minuto.
— Doveva essere un appuntamento al buio.
Lei gli rivolse un’occhiata curiosa, poi inclinò la testa. — Lo era infatti, ma tu come fai a saperlo?
Ian la percorse con lo sguardo dalla testa ai piedi. — Perché se il tizio avesse saputo quanto sei bella, non avrebbe mai annullato l’incontro. Anzi, si starebbe già impegnando a trovare il modo di concludere la serata con te, nel suo letto.
Ian la vide arrossire e poi distogliere lo sguardo un attimo dopo, dopodiché rivolse un cenno alla porta di ingresso. — Be’, peggio per lui, immagino. Ora mi metto qualcosa di comodo, prendo dal frigo un barattolo di gelato e mi guardo un vecchio film.
— Oppure potresti lasciarti portare fuori a cena. — E questa come diavolo gli era uscita? Oh, sì, era stato qualcuno tra le sue gambe a parlare. Fu felice di notare che i suoi jeans riuscivano a nascondere bene la propria eccitazione. Inoltre, con la sua polo nera e i mocassini, era anche abbigliato nel modo giusto per uscire a cena, sempre che Angie avesse acconsentito, naturalmente.
Lei era ancora in preda a un rossore che si era diffuso dal viso alla parte superiore del décolleté. Ian si chiese se i capezzoli fossero stati dello stesso colore, e il pensiero gli procurò una fitta di desiderio all’inguine.
— Non devi sentirti obbligato a invitarmi. Sono sicura che hai altri programmi — gli disse.
— Devi sapere, Angie, che io non dico mai ciò che non penso, né faccio ciò che non voglio fare. Eventualmente delego un mio sottoposto. — Lei sorrise, come lui aveva sperato. — Mi piacerebbe portarti a cena, se me lo permetti. — Cercò di contenere il desiderio che sapeva brillargli negli occhi. Se lei avesse intuito quanto lui bramasse spogliarla nuda, legarla al letto e giocare con ogni centimetro del suo corpo, sarebbe fuggita urlando.
La sua espressione era più interessata che timida, e quella combinazione gli piaceva. — Be’, visto che sono già vestita, e forse sono un po’ a corto di gelato… sì, mi piacerebbe uscire a cena con te. Ma questo non è un appuntamento.
CONTINUA
Tutti i diritti riservati. Per informazioni contattare la casa editrice